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lunedì 21 luglio 2008

Dedicato a tutti i musicisti

(...) Il suono è tutto: conduce l’emozione, la bellezza, la vibrazione, l’intenzione. Senza di esso, la musica si riduce a note più o meno belle, più o meno significative, ma che non ci catturano. Il violinista sa e vive tutto questo quando si trova lui stesso nei panni dell’ascoltatore. Produrre un suono puro, vibrante, duttile dovrebbe essere quindi il compito di ogni artista, lo scopo di tutta la sua vita. (...) L’assenza di mezzi sonori è quasi sempre responsabile dell’inibizione musicale, della mancanza di immaginazione. (...) Uno strumentista “afono” la cui voce musicale sia rotta perde le sue possibilità e, a lungo termine, si adagia in un modo di suonare mediocre senza potere di evocazione e senza curiosità. (...)

Il fatto di suonare uno strumento indipendente da noi non giustifica che la nostra sonorità abiti fuori di noi. Come per un cantante, il suono del violinista proviene dall’interno. Il nostro lavoro consiste infatti nel liberare il nostro suono, quello che possediamo virtualmente, cioè la nostra voce. Non c’è nulla da cercare altrove che in noi stessi. Il violinista concentrato, disponibile, che abbia realizzato la propria unità, è egli stesso un suono potenziale.

(...)

da "Il violino interiore" di  Dominique Hoppenot

mercoledì 2 luglio 2008

La perfezione unica dello Stradivari

Il segreto è nella densità del legno

Poterlo suonare anche solo una volta è il sogno di ogni musicista. La sua qualità ineguagliata anche in epoca di tecnologie ultramoderne rende speciali le performance dei pochissimi fortunati che lo hanno stretto fra le mani. Ma cosa sia a rendere unico uno Stradivari rimane un mistero, come il fatto che come un vino pregiato, col tempo, migliora: più invecchia, più diventa eccellente. 

Un nuovo studio pubblicato sull'edizione online della rivista PLos ONE svela che la chiave sta tutta nella densità specifica del legno usato, che regala a violini, violoncelli ed altre creazioni del celebre liutaio cremonese la loro irripetibile grazia e intensità. Una qualità che nessuna delle "imitazioni" moderne, tentate a più riprese, riesce neppure ad avvicinare. 

Uno dei rischi maggiori nello studio di questi esemplari unici è la possibilità di danneggiarli. Per esaminarli da vicino senza correre pericoli, un ricercatore olandese del centro medico dell'Università di Leida (LUMC) gli ha fatto una "tac", analizzandone i risultati insieme a un noto liutaio americano e ad altri esperti. Il verdetto? E' l'omogeneità nella densità del legno a rendere gli Stradivari così superiori rispetto ai violini moderni. 

Suonare un violino del maestro cremonese non ha eguali per la ricchezza dell'espressività tonale. Al mondo di strumenti creati da Stradivari ne rimangono circa 600, ognuno di loro un prezioso tesoro da milioni di euro. Già da tempo gli studiosi sottolineavano l'importanza del legno: acero e abete, dalle caratteristiche molto particolari. Qualcuno sostiene invece che a fare la differenza sia la resina con cui gli strumenti sono stati ricoperti da Stradivari. 

Ora lo studio, nato dalla collaborazione fra il centro danese della LUMC e il liutaio americano Terry Borman, con l'uso di strumenti molto sofisticati ha confermato la centralità del materiale ligneo. Il dottor Berend Stoel ha messo a punto un programma al computer per rilevare la densità del legno in modo non invasivo, basandosi sulla collaborazione e l'esperienza di uno pneumologo, il dottor Jan Stolk. Stoel e colleghi hanno poi sottoposto a "tac" cinque violini Stradivari e sette violini contemporanei al Mount Sinai Hospital di New York, esaminandone le particolarità. 

Le differenze nella densità del legno, dicono gli studiosi, hanno un impatto preciso sull'efficacia delle vibrazioni e quindi nella produzione di quel suono così particolare. Che qualcuno, oggi, potrebbe di nuovo provare a replicare, alla luce dell'ultimo studio. 

di ALESSIA MANFREDI
da "La Repubblica.it" sezione scienza e tecnologia