Calendario Eventi

mercoledì 26 marzo 2008

Gli ultimi preparativi

Manca poco ormai, sabato si avvicina a grandi passi.
Eccola: la nostra formichina Renata!!
Ormai sono circa due settimane che Renata ci dice che ci passa il testimone: "quel che dovevo fare l'ho fatto, ora devo riposarmi. Le ultime cose le sistemate voi!" 
Invece eccomi qua: a casa di Renata a scrivere i testi di presentazione dei vari brani, a cercare di definire i dettagli di dove si faranno le prove al pomeriggio, cosa smangiucchiare prima di iniziare la serata (saremo a provare con l'orchestra di Parma dalle 15, bisogna pensare anche al corpo oltre che allo spirito!), cosa potrà dire al pubblico che verrà a sentire questo concerto, a pensare se ha davvero invitato tutte le persone che voleva invitare...
Quanta energia che sta tirando fuori da chissà quali scorte la nostra instancabile Renata!

venerdì 21 marzo 2008

AUGURI!!!

L'uovo, simbolo di rinascita, è uno dei simboli della Pasqua.
Siccome sono stata accusata di rendere serio e noioso questo blog, voglio mandare a tutti gli auguri di una 
Felice Pasqua !!!
con una vignetta che girava qualche tempo fa in rete... 
ammetto, è un pò crudina!


Myspace Comments - Easter Basset

giovedì 20 marzo 2008

Richiamo notturno

Questa notte ho sentito una vocina provenire dall’armadio, era il mio mandolino che mi chiamava: 

“Renata Renata, sono stanco di essere disoccupato! 

Vorrei sentire le tue mani sulle mie corde per farle vibrare come sapevi fare tu, come in sala operatoria che sei stata bravissima ed è da lì che è scaturita la volontà di organizzare questo Concerto per la Vita!”

Mandolino, te lo prometto, ma ho paura di non riuscire a farlo e per me sarebbe molto triste. Appena me la sentirò proverò a non lasciarti più disoccupato. Grazie comunque per la soddisfazione che mi hai dato sin d’ora e del richiamo notturno che mi hai fatto.

Renata Cavallari

lunedì 17 marzo 2008

L'amicizia è come la musica: due corde parimenti intonate vibreranno insieme anche se ne toccate una sola.
Francis Quarles

mercoledì 12 marzo 2008

Prova d'orchestra - Fellini

Il film inizia con il vecchio copista che racconta la storia delle tre tombe dei papi e dei sette vescovi che si trova all’interno di un oratorio duecentesco, trasformato in auditorium nel 1700. La stanza vuota, riempita solo dalla voce del copista, inizia a popolarsi di leggii, spartiti, quadri che raffigurano musicisti del passato fra i quali Wolfgang Amadeus Mozart. “Oggi il pubblico non è più così”, afferma il vecchio copista (dopo aver annunciato il ritiro per sopraggiunti limiti d’età) mentre sistema i fogli per l’arrivo dell’orchestra. Ed ecco che sbuca la televisione, ancora parzialmente discreta, nel riprendere documentaristicamente la seduta di prove. Il regista (la voce è dello stesso Fellini) inizia ad interrogare tutti gli elementi dell’orchestra ad uno ad uno. I musicisti scherzano, ridono, si fanno beffe a vicenda, ascoltano la partita di calcio in radio nell’attesa di iniziare a suonare. Raccontano della assoluta necessità dei propri strumenti all’interno dell’orchestra, come a convincersi che di loro sia lì per fare la differenza. Qualcuno, invece, si rifiuta di rispondere alle domande della troupe televisiva, forse troppo invadente, forse poco generosa nel retribuire gli sforzi altrui. Infatti, una piccola sommossa sembra fare capolino quando si scopre che l’intervista è totalmente gratuita e, la presenza dei sindacati in sala, non fa che accrescere il nervosismo fra gli astanti. I racconti continuano a susseguirsi uno alla volta, i personaggi felliniani sono come al solito delineati alla perfezione. L’anziano clarinettista racconta delle sue performance davanti ad Arturo Toscanini, mentre gli altri lo canzonano colpendo la sua vanità. I trombettisti dialogano tra loro, una violinista si nasconde mentre beve un goccino di Wiskey rimproverata dai suoi compagni. Ma ecco che arriva il direttore d’orchestra: biondo, con un forte accento tedesco, inizia a bacchettare i musicisti invitandoli subito all’ordine. Le prime prove non vanno, le note stonate che provengono dalla sala fanno notare il poco affiatamento presente, mentre il terribile direttore comincia a spazientirsi e a rimpiangere l’ordine del passato. Dopo una lunga pausa (in cui il regista viene intervistato nel suo camerino privato dalla televisione), l’atmosfera che si respira in sala, colta da un improvviso black out, non è più recuperabile. La rivoluzione è ormai compiuta al ritmo di slogan populisti e sessantottini: “La musica al potere, no al potere della musica!”. Il direttore è ormai sconfitto, deriso, messo alla gogna dai suoi musicisti. I muri sono pieni di scritte, l’anarchia è totale. Qualcuno spara (come da regolare porto d’armi), qualcun altro fa finta di niente e continua ad ascoltare la radio (come lo Zio in Amarcord che continua a mangiare nonostante la confusione). Ma quando la situazione è ormai degenerata e i musicisti si ritrovano oramai gli uni contro gli altri, ecco che con fare paternalistico torna in scena il direttore d’orchestra, pronto a ristabilire la pace nella sala e ricominciare a suonare. Tutto sembra andare per il meglio, l’armonia e la musica tornano a percorrere il proprio corso. Ma la scena finale, carica d’inquietudine e di presagi vecchi e nuovi, ci lascia con una devastante invettiva dello stesso maestro. Deluso ancora una volta dai “suoi” protetti, tra la polvere e i cumuli di macerie, inizia a blaterare: prima in italiano poi in tedesco, con foga sempre maggiore. La musica può salvare la vita, ma non il destino dell’umanità.
da Wikipedia

martedì 11 marzo 2008

Intervista

Mandolino ingrato
di Roberto Iovino
«Il mandolino viene spesso definito uno strumento ingrato. Richiede un grande studio che non appaga. È apparentemente facile come approccio, ma suonarlo davvero bene richiede una notevole fatica. Io, per farmi coraggio, sostengo che Paganini si è accostato alla musica studiando il mandolino con il padre, poi è passato al violino perché lo trovava troppo difficile!»: Carlo Aonzo parla così del suo strumento. Savonese, quarantenne, Aonzo ha studiato con il padre prima di diplomarsi al Conservatorio di Padova:

«Ho il mandolino nel dna, sono cresciuto con il suo suono. E debbo questo amore a mio padre. Mandolinista appassionato, è stato il fondatore, molti anni fa del Circolo Mandolinistico “G.Verdi classe 1913”. Il nome voleva essere un riconoscimento a Giuseppe Verdi che si è sempre sentito legato al mandolino (per il quale ha scritto varie pagine) e che era presidente onorario del Circolo di Milano». 

Lo studio in famiglia, tuttavia, non è stato per Carlo Aonzo né immediato, né facile: il padre, infatti, era inizialmente restio a dargli lezioni, forse, inconsciamente, non voleva che il figlio proseguisse sulla sua strada:

«Dal momento che io avevo deciso, presi l’iniziativa: con alcuni amici, appassionati come me, creai una specie di scuola di musica e obbligai mio padre a venire. In qualche modo lo costringemmo a farci da maestro e venne su un gruppo di mandolinisti! Nel ’78 poi, insieme, abbiamo ricostituito il Circolo che con la guerra si era in pratica sciolto».

Lei è strumentista, ma anche storico e ricercatore intorno al Suo strumento…

«Il mandolino ha una storia affascinante. Le sue origini sono nobili. Basta ricordare che fra i compositori che hanno scritto per lui figurano Vivaldi, Mozart, Beethoven, Mahler, Schönberg. In epoca più recente, da noi, lo si è visto riduttivamente come uno strumento solo popolare, per il folk. Ma il mandolino non è unicamente quello. Certo indagare sulle sue radici non è facile anche per una certa confusione terminologica. Nel ‘300 ad esempio lo si chiamava chitarra. Si dice che sia derivato dal liuto, in realtà i progenitori dei due strumenti avevano funzioni diverse, quindi si tratta di due famiglie separate».

Suona un mandolino d’epoca?

«No: utilizzo un Pandini del 1994. Oggi ci sono molti liutai emergenti, accanto a qualche nome storico, penso ad esempio ai Calace di Napoli. Anche Stradivari costruì mandolini, anche se in generale la liuteria di Cremona se ne è occupata in maniera marginale». 

Si sta assistendo in questi ultimi anni a una rinascita di interesse intorno al mandolino…

«In effetti, si avverte un grande fermento, soprattutto all’estero. Basta pensare che in Germania sono attive circa seicento orchestre di mandolini ed è stata creata una Federazione. In Giappone è stato anche realizzato un archivio online di musiche per mandolino italiano. Si registra insomma un’attenzione notevole che incoraggia lo studio e un approfondimento delle prassi esecutive».

A questo proposito, Lei ha recentemente creato un’Accademia internazionale a Savona…

«È nata due anni fa da una esigenza sentita a livello internazionale. Debbo fare alcune premesse. Intanto, non esiste una didattica mandolinistica diffusa. Il mandolino che si suona oggi è quello napoletano del Settecento. Come studioso mi sono interessato molto alla iconografia degli strumenti a pizzico, dalla quale si possono dedurre molti dati interessanti. Ad esempio, in un dipinto del 1758 si vede un nobile con il mandolino in mano e, davanti a lui, uno spartito musicale: si tratta di una Sonata di Corelli. E la presenza di una pagina corelliana induce a pensare che forse l’accordatura per quinte come il violino (in epoca precedente il mandolino era accordato per quarte) fu adottata proprio per poter suonare su uno strumento a pizzico la letteratura violinistica del tempo. Tutto questo per dire che intorno al mandolino si possono fare ancora molte indagini perché la sua storia e la sua evoluzione sono tutt’altro che chiariti. Tornando alla Accademia, mi è stato chiesto di crearla per consentire a strumentisti di tutto il mondo di riavvicinarsi alla tecnica italiana. Il mandolino si è diffuso ovunque, ma si è trasformato: esiste il mandolino americano, sudamericano, tedesco. Si sente la necessità di ristudiare il mandolino italiano secondo una tradizione».

Esiste anche un’orchestra giovanile europea…

«Sì, ne fanno parte strumentisti di vari Paesi e ogni anno viene convocata in una città diversa dove prova e poi tiene diversi concerti. Nel 2009 la sede sarà Savona».

Recentemente ha pubblicato un cd in duo con il chitarrista Katsumi Nagaoka…

«Con Katsumi abbiamo poco tempo fa compiuto una tournée in Giappone, dove, come ho detto prima, c’è grande interesse per questo tipo di letteratura musicale. Il cd si intitola Kaze (Vento) dal brano di Nagaoka che apre le incisioni. Tre movimenti nei quali l’autore offre altrettanti visioni del vento. E in questa ottica ci siamo divertiti a incidere brani di autori anche molto diversi partendo dall’idea che la musica attraversa il tempo sulle ali del vento».

I due artisti, in effetti, regalano una piacevole antologia di pagine varie: lavori propri (Kaze e Nuvole di Nagaoka, Ali per volare di Aonzo), brani del passato (su tutte Lascia ch’io pianga di Haendel e i delicati Notturni di Gragnani), titoli di epoca più recente (Serenata malinconica di Calace o il Concerto n.1 di Carlo Munier premiato al primo Concorso mandolinistico di Genova nel 1892). 


da "Il giornale della Musica"

 http://www.giornaledellamusica.it/cartaceo/articoli/home.php?a=2007/242/242_04.htm

domenica 9 marzo 2008

ANNULLAMENTO PROVE!!

Tutti coloro che avevano deciso di venire a trovarci proprio questo mercoledì sera purtroppo dovranno ripensarci: sono spiacente di annunciare che le prove di mercoledì 12 marzo sono state annullate...
Ci ritroveremo con strumenti e spartiti mercoledì 19 come al solito!
A tra una settimana!!

giovedì 6 marzo 2008

Rincontrarsi

Abbiamo venduto il nostro set di pentole!
Avete presente quelle conferenze o incontri di vario genere che avvengono di solito nelle hall degli alberghi? Quelle dove si va lì per parlare di un qualcosa e da dove non si esce se prima non firmi per comprare la batteria di pentole o l'ultima enciclopedia 
sugli insetti velenosi dell'Australia?
Ecco, ieri da noi è successo qualcosa del genere...
E' venuto a trovarci una vecchia conoscenza che per motivi di lavoro, famiglia e distanza ha deciso qualche anno fa che non riusciva più a venire a suonare con noi. E' passato per salutare, una rimpatriata dopo tanto tempo: 
"Quanto tempo! Ma ci siete ancora!" 
"Come stai? Torni?" 
"no, non riesco, sono davvero impegnatissimo!"
Bene, quando ci siamo salutati è andato via con una cartellina piena di pezzi da rispolverare e un "ci vediamo alla prossima prova allora!"

Alla prossima prova Franco!

mercoledì 5 marzo 2008

Festa alla Casa Del Gufo

Non ho ancora scritto niente su sabato scorso...
ADORO IL RAGù BOLOGNESE!! Il piattone enorme di polenta con il ragù tutto ricoperto di parmigiano grattugiato mi è rimasto nel cuore! Il tutto accompagnato dalle "Zirudele" dei presenti. Ok, queste filastrocche io non le capisco, ma mi sono consolata con i pasticcini per concludere in dolcezza il pranzo! Caspita che cuochi che ha il Gufo!!
L'ora di musica è trascorsa in allegria come al solito, tra una suonata nostra e una cantata dei presenti su qualche musica napoletana. Il vento fuori dal tendone soffiava forte, ma non abbastanza da farci venire voglia di correre a ripararci a casa. Un bel pomeriggio!

martedì 4 marzo 2008

E' andata in stampa!!!


Ecco la locandina che tra pochi giorni inizieremo ad appendere in moltissimi luoghi di Bologna!
Ci stiamo mettendo davvero d'impegno, aiutateci a spargere la voce!!!